Il Coordinamento Donne FLM e le 150 ore delle donne negli anni dal 1975 al 1983

 

Pubblicazioni: L'esperienza dei Coordinamenti Donne F.L.M. e delle 150 ore delle donne sia a livello locale che nazionale sono stati e sono tuttora oggetto di studio e di pubblicazioni. Molto del materiale documentario utilizzato in questi studi proviene dall’archivio di Genova.

Indice dell'archivio: sito del Centro Ligure di Storia Sociale di Genova

 

Tra il 1975 e il 1983 si svolse l'esperienza del “Coordinamento Donne FLM” e delle "150 ore delle donne": una storia breve in termini di anni, ma intensa e complessa, che si sviluppò in tutta Italia nelle città a maggior sviluppo industriale del nord e del sud.

Alle spalle, una lunga storia.

Nel ‘900 molte donne parteciparono alle battaglie per il Socialismo, per il diritto di voto, per la lotta partigiana, per il lavoro, per la parità salariale, per i diritti civili, per la tutela delle lavoratrici madri, per il divieto di licenziamento per matrimonio e maternità, per l'emancipazione culturale.

Alla fine degli anni ’60 l’espansione economica, il raggiungimento della unità sindacale, le grandi lotte dei metalmeccanici che si svilupparono a partire dal 1969, resero possibile una creatività del movimento dei lavoratori, una capacità di comunicazione e relazione tra fabbrica e società, un'apertura di spazi di libertà e di pensiero inedite e straordinarie.

Nello stesso periodo, il pensiero femminista si affermò e diffuse nelle culture e nelle società occidentali. In Italia i primi collettivi femministi si formarono nel 1968.

Contemporaneamente la legislazione italiana era in rapida evoluzione:divorzio, Statuto dei diritti dei lavoratori, nuovo diritto di famiglia, istituzione degli asili nido, nascita dei consultori familiari.

Fu questo il contesto in cui le donne iniziarono ad affermare che alla contraddizione di classe si affiancava la contraddizione di sesso, e che questa passava anche in mezzo alla classe operaia, alle organizzazioni politiche, al sindacato, investendo la vita personale di ciascuno.

Le donne presero coscienza del fatto che le conquiste del movimento dei lavoratori non avrebbero affatto prodotto spontaneamente e naturalmente né il superamento del divario di potere e di condizione tra uomini e donne, né la nascita di un mondo fondato finalmente anche su una visione femminile della esistenza.

In quegli anni molte donne lottarono in fabbrica inventando e imponendo i propri obiettivi, primo tra tutti il diritto a spazi autonomi di riunione, di elaborazione e di proposta politica nel Sindacato.

Lo scontro fu duro, ma si acquisì il diritto di organizzare assemblee retribuite di sole donne nei luoghi di lavoro e furono formalmente riconosciuti i Coordinamenti delle donne in fabbrica, sul territorio e a livello nazionale.

Lo scopo non era solo dare voce ai bisogni e ai desideri delle donne, ma cambiare lo stesso modo di essere del Sindacato. L'autonomia conquistata fu la base che rese possibile rivendicazioni e risultati, in fabbrica e fuori dalla fabbrica. Orario di lavoro, professionalità, occupazione, organizzazione del lavoro, salute, servizi sul territorio (asili, consultori) furono temi di discussione e di conquiste, che procedevano parallelamente alle battaglie nazionali per la legge sull'aborto, per la legge sulla violenza sessuale.

In quegli anni le donne esplorarono anche inediti percorsi di ricerca culturale, intrapresero lunghe e complesse strade di trasformazione personale, misero in discussione i propri equilibri affettivi e familiari, e scrissero molto: documenti, elaborazioni, appunti, interviste, pensieri, indagini di fabbrica, rivendicazioni.

L'esperienza si chiuse nei primi anni ’80, quando l'arretramento del movimento dei lavoratori rese sempre più difficile l'ardua realizzazione di un progetto politico di cambiamento che tentava di confrontare la dimensione personale, soggettiva e culturale con quella politica e sindacale.

Per venti anni tutte queste carte hanno riposato in armadi e cassetti privati. Poi, dal 2000, la decisione di riprenderle, rileggerle, ordinarle.Nel 2006 l’archivio è stato affidato al Centro Ligure di Storia di Genova.

La decisione di affidare questo materiale – di rilevanza sia nazionale che locale - al Centro Ligure di Storia Sociale è nata dal desiderio di rendere accessibile ciò che le donne, utilizzando spazi sindacali, hanno prodotto in quegli anni. La speranza è che quella particolare esperienza possa essere conosciuta ed utilizzata - non sappiamo né quando né come - da donne che vorranno riallacciare i fili con ciò che hanno pensato e fatto altre donne che hanno vissuto ed agito prima di loro. I mezzi di trasmissione di un’esperienza sono molteplici. Quello delle testimonianze scritte è solo uno dei tanti possibili. Questi documenti sono spesso stati scritti tenendo conto del linguaggio sindacale con cui bisognava fare i conti, e contengono solo una pallida traccia della complessa e tumultuosa vita del periodo che abbiamo vissuto.

Ma le tracce e gli indizi sono ciò che permette a chi viene dopo, se vuole, di proseguire il cammino.

18 gennaio 2006, la consegna dell'archivio al Centro Ligure di Storia Sociale di Genova

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