Luisa 1962                                                                                                                                                                     torna indietro

Il primo giorno di lavoro

 

Quando ho appreso che sarei stata assunta all’Italsider a Cornigliano non conoscevo quella parte della città, vivevo in centro ed avevo lavorato alla Upim di Piazza Campetto.

Una sera, prima che iniziassi a lavorare, venne a casa nostra una persona (credo un investigatore) che doveva prendere informazioni su di me e la mia famiglia ma vista la mia giovane età (non ancora 18 anni) aveva preferito venire direttamente a casa per rendersi conto di chi eravamo.

Ci disse che avevano già preso informazioni su di noi dal Parroco.

Del primo giorno di lavoro ricordo il timore che mi incuteva lo stabilimento, la sua grandezza e imponenza ed un colloquio “psicologico” abbastanza stringente, ma anche la sorpresa nell’apprendere che lo stipendio sarebbe stato più alto di quello a cui ero abituata.

L’ufficio Personale al quale fui assegnata era un ambiente di persone giovani, in particolare fui affidata ad una collega con la quale condivisi poi molti anni di lavoro.

L’ambiente mi sembrava abbastanza rilassato, alla Upim anche quando si andava in bagno si era osservati dalle “vecchie” impiegate.

Fui assegnata all’ufficio Trasferimenti, era il luogo di accoglienza e di transito di chi veniva assunto.

Dopo la prima giornata alle 18,30 io uscii tranquillamente dallo stabilimento senza chiedermi perchè altri erano rimasti. L’indomani mattina la collega mi disse che il capo mi aveva cercato e che avrei dovuto chiedere prima di uscire alla fine della giornata.

E in quel momento comincai a capire che tipo di controllo veniva esercitato....

Di questo ufficio faceva parte un “pool” di giovani donne appena assunte che giornalmente venivano smistate nei vari uffici nei quali venivano richieste delle dattilografe.

Eravamo nel 1962 e in quegli anni vennero assunte molte persone.

Lavorare in quell’ufficio mi fece entrare in contatto con tutti i nuovi assunti e quando in fabbrica iniziò il movimento delle donne fu più facile relazionarsi con le impiegate.

Prime esperienze con le “masse”

Il primo confronto con una “manifestazione sindacale” è stata a dir poco tragi-comica!

Primi anni di lavoro, non ricordo la data, ma ero ancora al Personale nel posto di lavoro occupato sin dalla mia assunzione.

Io e la mia collega, giovane come me, stavamo maturando da un pò di tempo una pesante insofferenza nei confronti dei nostri capi e del loro “paternalismo”.

In occasione di uno sciopero manifestammo ai nostri colleghi, con i quali eravamo in rapporti di amicizia, il desiderio eversivo... “di fare sciopero”!!!

Allora essere al Personale ed esternare tali pensieri erano cose del tutto incompatibili.

Ma io e la mia collega la mattina dopo uscimmo dalla fabbrica e andammo in giro allegramente per Cornigliano.

Rapidamente i nostri colleghi si consigliarono fra di loro e con una macchina uscirono a cercarci per le vie di Cornigliano.

E... con un rapido bliz ci riportarono in ufficio come due bambine che avevano commesso una marachella!!!

Tempo dopo quando partecipai alla prima manifestazione ho un ricordo molto emozionante.

I lavoratori che uscivano, in grande numero, dalla fabbrica e raggiungevano il punto previsto per la partenza della manifestazione davano la sensazione di qualcosa di inarrestabile e potente.

Era qualcosa che si materializzava, le idee prendevano forza da tutte quelle persone che si muovevano insieme.

Essere in mezzo a quella corrente ti faceva sentire sicura e “dalla parte della ragione”.

Per noi impiegati, peraltro in numero modesto rispetto agli operai, era un rafforzare la nostra condizione ed identità.

Non eravamo molto ben visti dai nostri colleghi che non “partecipavano” e lì con tutti gli altri trovavamo il nostro posto.

Un’altro momento della mia vita lavorativa in cui mi sono sentita con le “masse”, risale al periodo in cui uscivo dallo stabilimento alle 15, dopo la nascita di mio figlio.

Quella era l’ora di uscita del primo turno degli operai, passando sotto l’archivolto della stazione di Cornigliano si percepiva il rumore dello scalpiccio dei piedi, si camminava lentamente perchè tante persone confluivano in portineria. 

E poi c’era la coda per la timbratura del cartellino, io ero l’unica impiegata e la mia presenza destava curiosità.

Essere in mezzo a tutte quelle persone mi faceva sentire parte di una comunità che viveva gran parte della sua vita dentro allo stabilimento, aveva in comune conoscenze, esperienze, difficoltà.

Quando molti anni dopo sono andata in pensione e molto bruscamente mi sono trovata fuori dallo stabilimento l’ho immaginato come un contenitore che aveva tenuto dentro di sè la vita di molte persone e ne ho avuto... nostalgia.