Un anno in un secolo: il 1976 Torna alla pagina iniziale
Il 1975 e il 1976, al centro di questa metà secolo, furono per alcune di noi gli anni della discontinuità, della scoperta del pensiero femminista, gli anni dei “coordinamenti donne” nelle fabbriche e nel sindacato, gli anni delle “150 ore delle donne”. I frammenti dei nostri ricordi, degli appunti, dei documenti che, insieme ad altre, scrivemmo allora, raccontano la volontà e la speranza che condividemmo con tante altre donne di riuscire a portare un cambiamento rivoluzionario nel lavoro, nella cultura, nella società. Nei primi anni ’80 questa esperienza ebbe termine. Ciascuna ha poi percorso strade diverse, ma le relazioni tra noi non si sono interrotte. Poi abbiamo incontrato alcune donne più giovani. E’ possibile un passaggio del testimone?
Scritti ed immagini sono stati presentati nella sezione "15 donne" della mostra "Ragazze di fabbrica - Voci e volti del ponente dal dopoguerra ad oggi"
Giugno 1982, l'unica fotografia collettiva delle compagne del “Coordinamento Donne FLM”
Nina Entrai nel cerchio, mi sedetti ed ascoltai Luisa Ma ormai l’onda era partita Pina Una agenda del 1976 si è salvata tra le vecchie carte Gabriella L Quel decennio è stato la mia università Luciana Quando nel 1976 ho incontrato le donne Aurea Venni bollata "passionaria femminista" Gabriella B I collettivi si erano diffusi ovunque Anna A me non sembrava di avere paura Paola Mettere piede sul continente nascosto
NinaEntrai nel cerchio, mi sedetti ed ascoltai
Entrai nel cerchio, mi sedetti ed ascoltai. Chiesi di entrare in un Gruppo di autocoscienza e da quel giorno iniziò per me una specie di doppia vita. Di giorno madre, moglie e lavoratrice esemplare, tesa a non permettere alle cose che facevo di sera di turbare la serenità della famiglia, di sera semplicemente Nina, alla ricerca della mia storia e della mia strada. Tutto si muoveva dentro e fuori di noi, il sindacato si faceva unitario, nei partiti entravano le Il primo grande incontro nazionale ufficiale fu un corso di formazione CISL al Centro Studi di Fiesole nel 1976... Il secondo, forse più mitico nella memoria, fu il corso FLM, sempre a Fiesole, dove ottenemmo di portare anche i bambini. Per chi lo fece fu incredibilmente faticoso, ma volevamo essere coerenti con uno dei nostri principi, che cioè le donne sono e vogliono esserci tutte intere in ogni cosa che fanno. Immagini: - Frontespizio del libro “La mistica della femminilità” di Betty Friedan, edizione 1978. La prima edizione in Italia è del 1964 - 1974 - 1979 Tessere della F.L.M. Leggi il racconto integrale torna all'inizio
Luisa... Ma ormai l’onda era partita
Il primo incontro fu all’ora di pranzo in una pizzeria fra alcune impiegate che si conoscevano già da tempo, per ragionare insieme e progettare un questionario sulla situazione delle donne in fabbrica, la loro posizione lavorativa e le loro possibilità di avanzamento.… in Sede ed in altri stabilimenti le donne stavano muovendosi!!! Forte era l’emozione di scoprire che si poteva discutere e progettare insieme. Alla prima assemblea di sole donne vennero in 100 su una presenza totale in Stabilimento di 160, un record per qualunque assemblea sindacale! Ma il numero delle partecipanti non fu una grande sorpresa, perchè gli incontri per preparare il questionario avevano già evidenziato che maturava interesse. Per me fu una piacevole sorpresa constatare l’interesse profondo delle donne per la qualità del lavoro e per la possibilità negata di una crescita professionale. Già da quei primi momenti fu chiaro che le rivendicazioni non sarebbero state esclusive per le donne ma l’ambizione era di parlare delle condizioni di uomini e donne, anche se avevamo la chiara percezione delle forti discriminazioni nei nostri confronti in fabbrica e fuori. Per questo era importante avere dei momenti per “sole” donne. Cominciò così un braccio di ferro con tutti per spostare la frontiera dei diritti delle donne. Anche nel sindacato molti vedevano con irritazione il movimento delle donne; una delle scuse utilizzate era che prima dovevamo cambiare le condizioni generali della classe operaia. Ma ormai l’onda era partita, e sempre più forte era la consapevolezza e la forza che ci dava il “riconoscerci” fra di noi, essere tante e molto determinate. Settembre 1976: i giorni del Seminario a Fiesole hanno segnato un vero e proprio “prima e dopo”. Lì ho capito che quello che timidamente avevo In quegli anni uscì un libro di Flora Bocchio, si intitolava “L’acqua in gabbia”. Il titolo era tratto da una intervista a Nina, che diceva: se si tenta di contenere l’acqua dentro gabbie, essa troverà sempre un’altra strada per uscire ed avviarsi al suo destino. Era l’immagine più felice e rappresentativa del movimento delle donne. Oggi penso che in quegli anni abbiamo costruito un nucleo forte di relazione fra un gruppo di donne che resiste al passare del tempo e agli assalti delle varie stagioni della vita. E sento che è stato un grande dono. Immagini: - 1976 Luisa con suo figlio Luca - Giugno 1979 frontespizio del libro “L’acqua in gabbia" PinaUna agenda del 1976 si è salvata tra le vecchie carte
Una agenda del 1976 si è salvata tra le vecchie carte, un fermaglio n. 6 ne pinza le prime pagine con un residuo di agendina. Mi costringo a sfogliare le pagine non troppo velocemente. Ci sono citazioni del primo Socialismo tedesco degli anni ’20 del ‘900 e poi domande mie e di donne compagne insieme a date, appunti, nomi, numeri telefonici, appuntamenti, commenti.
Non trovo la data del “Convegno di una giornata a livello regionale, delle delegate e lavoratrici delle fabbriche metalmeccaniche” . Vi si discuteva il documento FLM nazionale per l’elettronica, nell’ipotesi di estenderlo a tutte le categorie: “… Si ritiene indispensabile, per la ricchezza del dibattito, che il Convegno debba essere aperto alla partecipazione delle donne in quanto tali, di tutte le categorie, comprese casalinghe, studentesse, disoccupate” Non avevamo infatti capito che il personale è politico, il privato un aspetto del pubblico? Per ciascuna di noi che ha vissuto quel tempo, negli spazi di pensiero ed emozione che sono stati un teatro spesso pericoloso, non credo che ci sia rammarico per aver vissuto quel tempo in quegli spazi. Fu un privilegio storico della nostra generazione. Immagini: - 1980 Pina ad una riunione del “gruppo menopausa” delle 150 ore - 1977 volantino di convocazione di una assemblea di donne all'Ansaldo di Campi Leggi il racconto integrale torna all'inizio
Gabriella L.Quel decennio è stato la mia università
Quel decennio è stato la mia università, la mia educazione nel senso più completo della parola
Immagini: - 1976 volantino del primo seminario "150 ore" delle donne a Genova
LucianaQuando nel 1976 ho incontrato le donne
Quando nel 1976 ho incontrato le donne del movimento sindacale che portavano nelle fabbriche le idee della emancipazione femminile ho subito riconosciuto che la mia esperienza di donna nel mondo del lavoro aveva trovato un luogo di riconoscimento per un progetto di cambiamento politico, economico, sociale e personale. Immagini: Primi anni '80, lo striscione delle 150 ore per il diritto allo studio in uno sciopero
AureaVenni bollata quale passionaria femminista
Dico “abbiamo” perché ho partecipato alla stesura, distribuzione e raccolta di un questionario, chiamato "Riunione delle donne" dal titolo dato ai nostri incontri preparatori. Fino a quel momento avevo potuto e dovuto occuparmi solo di me stessa e dei miei genitori, ma in fabbrica mi stavo interessando ad un mondo del lavoro che fino ad allora avevo solo letto sui quotidiani. Ne uscirono dati e situazioni che ci consentirono poi di chiedere alla direzione del personale, con maggiore cognizione di causa, l'applicazione della legge di parità nei vari reparti. Mi coinvolse il Coordinamento Donne FLM, che si stava occupando di argomenti essenziali per il movimento femminile; ho creduto in quel tentativo di migliorare la società ed in particolare l'ambiente di lavoro, ma per tutti, donne e uomini. Noi donne ragionavamo ed affrontavamo gli argomenti senza mai dimenticare che gli uomini, anche quelli del sindacato, avevano poca propensione a dividere spazi sia fuori che dentro l'ambiente di lavoro. Mi sono convinta che le donne abbiano maggiore capacità di esaminare i problemi nei dettagli e conoscono bene i confini dettati dalla praticità e dalla convivenza
Immagini: - 1977 frontespizio della indagine sulla condizione della donna all’Elsag - Anni '70 la targhetta che i colleghi regalorono ad Aurea Leggi il racconto integrale torna all'inizio
GabriellaB.I collettivi si erano diffusi ovunque
Non ero più sola, l’esempio della sede aveva aperto la strada. Proponemmo il questionario. Il gruppo di lavoro di sole donne trovò un suo linguaggio, ognuna usciva dall’isolamento con un’immagine fotografica della realtà femminile, inconfutabile. Nel 1975 incontrai tante altre compagne: Nina, Pina, Anna, Adelaide. La cassa di risonanza dei nostri incontri era il Sindacato FLM. I collettivi si erano diffusi ovunque con una forza incontenibile di cui non eravamo del tutto consapevoli.
Ognuna di noi ritornò a casa carica di appunti e del bisogno di riflettere e di rincontrarci… Nacque un profondo legame di solidarietà, stima ed amicizia che fece di noi un gruppo di traino per molte altre e per molto tempo, finché purtroppo gli eventi ne impoverirono il potenziale. Il terrorismo prima e la crisi infine disorientarono tutti. Nella seconda metà degli anni 80 il prepensionamento riportò tutte liberamente o forzatamente a casa. Quella fu un’altra storia. Immagini: - 2 dicembre 1977 Gabriella in treno per la manifestazione nazionale per il contratto dei metalmeccanici: per la prima volta le donne fecero uno spezzone separato nel corteo - 25 – 26 ottobre 1978 Intervento di Gabriella alla IV Conferenza organizzativa della FIM - 6 -11 settembre 1976, Fiesole: incipit del documento di apertura del primo seminario di delegate e lavoratrici della F.L.M. Leggi il racconto integrale torna all'inizio
Anna A me non sembrava di avere paura
Ma adesso io appartenevo al mondo della Fabbrica, ero una “metalmeccanica”, non avevo più un gruppo di appartenenza, ero un po’ spaesata. Qualcuno mi dice che c’era una compagna che faceva l’impiegata in Ansaldo che voleva costituire un gruppo di lavoro per discutere e riflettere sul “rapporto donne e tecnica”. Fu così che conobbi Pina. Era molto più vecchia di me (così allora mi sembrava), sapeva tante cose, citava Pasolini, diceva che le donne erano sempre state escluse dalla “tecnica”, non solo perché così voleva il potere maschile ma perché esse stesse si auto escludevano, perché avevano paura. Solo attraverso la conquista della tecnica le donne potevano pensare di uscire dal ghetto familiare dove sempre, dopo ogni uscita, sarebbero state ricacciate. A me non sembrava di avere paura, né che il mondo del lavoro così maschile in cui ero inserita mi tenesse fuori dai cancelli del potere e delle scelte. Come mi sbagliavo!!! Cominciammo a riunirci e a discutere. Solo Nina aveva fatto parte dei gruppi di donne che avevano fatto il neo femminismo a Genova a partire dagli anni ’70, ma la loro esperienza era entrata in qualche modo a far parte di noi
Eravamo una meravigliosa sintesi di cultura delle donne e di cultura del nuovo sindacato unitario dei metalmeccanici. E così cominciammo a tessere la nostra tela e a dire e a fare azioni ‘dirompenti’. “Volete fare un’assemblea di sole donne? Ma siete pazze! La classe operaia non si rafforza con le divisioni, tanto meno di “sesso”. Un questionario per le donne, anche noi lo facemmo in fabbrica, dove donne eravamo proprio poche e convincemmo i rappresentanti del consiglio di fabbrica a darci i permessi sindacali. In Italsider Sede il 27 aprile 1976 si fece nel teatro del circolo aziendale, di fianco a villa Bombrini, la nostra prima assemblea: mi ricordo che ero agitata, dovevamo decidere che cosa dire e con che ordine parlare.
Quando l’assemblea finì e si sciamava verso l’uscita, una donna mi ha preso le mani tra le sue e con le lacrime agli occhi mi ha detto: “Grazie! Hai detto quello che avevo nel cuore da anni e non riuscivo non solo a dire, ma nemmeno a pensare, così chiaramente”. Ci siamo abbracciate. E’ uno dei più bei ricordi di quegli anni. Del seminario FLM di Fiesole ricordo il clima festoso, il gran discutere e il divertirsi alla sera a fare i tarocchi. Ricordo le tante donne intelligenti arrivate da tutte le parti d’Italia. Ricordo lo stupore di scoprire che in tanti posti diversi contemporaneamente ci facevamo le stesse domande e ci davamo le stesse risposte. Nel novembre 1976 nasce il primo corso 150 ore delle donne: “Il territorio delle donne”. Titolo più bello non poteva avere, il nostro territorio da scoprire era dappertutto, a partire dall’Università di Lettere che non ci voleva concedere l’autorizzazione e il riconoscimento giuridico (necessario per avere il permesso delle ore pagate dalle aziende). E allora noi siamo andate ad occupare il Consiglio di Facoltà in via Balbi. In quell’aula magna avevo discusso la mia tesi di laurea solo due anni prima e a me sembrò mille anni prima, una vita prima. Sentivo nel corpo la lontananza tra quel mondo di studio e il mondo del lavoro a cui adesso appartenevo Immagini: - Frontespizio del libro "Noi e il nostro corpo" - 1 luglio 1977 dedica di Anna e Nina a Gabriella sul libro "Noi e il nostro corpo" - 1976 / 77 volantino del primo corso “150 ore” delle donne “Il territorio delle donne” Leggi il racconto integrale torna all'inizio PaolaCol sentimento dell'urgenza organizzai la prima assemblea di sole donne
Il 14 aprile del 1976 ricevetti dalla CGIL una convocazione per un “Seminario sulla condizione della lavoratrice” a cui avrebbe partecipato Maria Lorini “dell’Ufficio femminile della CGIL Nazionale”. La lettera di convocazione conteneva un passaggio relativo alla necessità … “di recuperare i ritardi registrati che provocano, tra l’altro, disorientamento fra le lavoratrici anche con pericolose manifestazioni velleitarie e settarie”. Il riferimento, lo capii in seguito, era ai collettivi autonomi di donne che erano nati all’Ansaldo di Campi e alla Italsider. Un mese dopo, il 30 maggio, un’altra riunione della CGIL: questa volta si trattava di decidere della nascita di un coordinamento delle donne: doveva essere una struttura sindacale della CGIL? O doveva essere una struttura autonoma aperta a tutte le donne? Dai miei appunti dell’epoca, scheletrici, emerge il contrasto tra le donne che avevano un progetto nuovo, e le donne di organizzazione. Non capivo ancora bene cosa stesse succedendo, ma stavo drizzando le orecchie.
In realtà le partecipanti furono ottanta, da Torino, Milano, Alessandria, Varese, Bergamo, Verona, Trieste, Venezia, Vicenza Pordenone, Firenze, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Roma, Bari. Da Genova andammo in diciotto, ma non avevo ancora veri rapporti con le altre, molte delle quali invece già si conoscevano e avevano fatto insieme un lavoro politico. Ricordo che mi colpì la differenza tra quel luogo, centro di formazione della CISL, e la scuola di Ariccia, centro di formazione della CGIL: lì camerate, qui piccole stanze individuali. Pensai: ecco che sono capitata in mezzo a questi individualisti, questi seminaristi… Ma il posto era meraviglioso ed io del tutto confusa. La solitudine della stanza fu più che utile. Sui sei grandi fogli ciclostilati che contenevano “la traccia di dibattito” oggi ritrovo, sottolineate, le frasi che mi fecero ripartire da Fiesole con la certezza di avere messo piede sul continente nascosto. Al ritorno, col sentimento dell’urgenza, organizzai la prima assemblea di sole donne nella mia fabbrica, che si tenne a Novembre. Feci vedere il volantino che avevo preparato alle compagne delle altre fabbriche, quelle che avevano aperto la strada: ricordo una reazione di perplessità… forse il mio linguaggio apparteneva ancora ad un’altra scuola, ma una compagna tagliò corto e disse: va bene così.
Nel 1980, lasciai la fabbrica e diventai sindacalista a tempo pieno nella CGIL. Fino al 1982 - 83 organizzammo le 150 ore delle donne: “Nascere, far nascere”; “Prostituzione”; “Prostituzione, criminalità e devianza”. Ritardataria, come sempre, solo in questi anni le vissi davvero e lasciai che ne fosse toccata nel profondo la mia vita personale. Ma ormai eravamo alla conclusione. La avventura unitaria della FLM si stava esaurendo, il mondo intorno a noi si restringeva a gran velocità.
Toccammo temi cruciali, ad esempio la non sostenibilità della crescita e del consumo energetico. Ma al sindacato tutto questo non interessava più.
Quasi vent'anni dopo ci siamo fatte coraggio, abbiamo ripreso in mano le carte, le abbiamo ordinate, ne abbiamo riletto frammenti: abbiamo fatto l'archivio che ora si trova al Centro Ligure di Storia Sociale .
Immagini: - 1977 il retro dell’opuscolo “Riunione delle donne”, inchiesta sulla condizione delle donne all’Elsag - 2 dicembre 1977 Roma manifestazione per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici - 31 ottobre 1990 Ministero del Lavoro delegazione delle donne FLM alla trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici - 1990 Paola e Luisa ad una manifestazione per il contratto - Aprile 2006, i classificatori dell'archivio del coordinamento donne flm a casa di Paola prima di essere portati all'Archivio Ligure di Storia Sociale torna all'inizio |